08/05/10

KUMBURGAZ: UFO O MOTOSCAFI?

Chi segue questo blog ed è appassionato di ufologia saprà sicuramente di cosa stiamo parlando, nel menzionare il caso di Kumburgaz. Questo è il nome di una cittadina turistica situata in Turchia dove dal 2007 al 2009 Yalcin Yalman, custode notturno, ha ripreso diverse volte alcuni ufo. Il caso fece molto scalpore poichè il primo dei numerosi video fu analizzato scrupolosamente e reputato autentico dal TUBITAK, un ente scientifico statale, il quale oltre a confermare l'assenza di qualsivoglia tecnica di contraffazione, sancì che nelle immagini era presente un oggetto volante non identificato. Tempo dopo, soprattutto grazie alle speculazioni della stampa, ci fu chi pretese di vedere in alcuni fotogrammi delle riprese, addirittura la sagoma degli occupanti di questi ufo, delineando immaginifiche descrizioni sommarie di diversi tipi di alieni.
In merito all'inattaccabilità delle immagini, a suo tempo fu definito "il video ufo più significativo di tutti i tempi".
Qualche mese fa però un ricercatore, Andrès Duarte, ufologo che si occupa di trovare spiegazioni razionali ai diversi avvistamenti, ha esordito con una disamina accurata del caso di Kumburgaz, giungendo alla conclusione che il soggetto delle immagini in questione non erano "dischi volanti" ma parti illuminate di imbarcazioni.
Secondo la sua ricostruzione le diverse immagini che compaiono nelle differenti sessioni di ripresa, essendo come detto ripresentatosi il fenomeno più volte in tre anni, apparterrebbero alla scocca in plastica che ricopre vari modelli di imbarcazioni tipo motoscafo, i quali riflettendo la luce lunare e grazie all'aberrazione ottica dovuta alla videocamera, produrrebbero quella tipica sagoma a semicerchio semitrasparente che si vede nelle riprese di Yalcin Yalman.
In oltre secondo Duarte, il motivo per cui l'oggetto negli anni sembrasse il medesimo, ma talvolta apparisse leggermente diverso, sarebbe dovuto al fatto che non sempre si sarebbe trattato della stesso tipo di imbarcazione con la stessa copertura in plexiglass, ma di finestroni e modelli differenti di yacht simili nelle fattezze.
Effettivamente la spiegazione sembrerebbe stare in piedi, e in parte risponderebbe ad alcune questioni, compresi certi misteriosi particolari delle immagini. Effettivamente la zona del Bosforo antistante alla cittadina di Kumburgaz dalla quale furono registrate le immagini, è località assai turistica ed è zeppa di imbarcazioni corrispondenti ai modelli suggeriti da Duarte.
Restano però secondo me alcune considerazioni da fare in merito alla tesi del ricercatore cileno.
Innanzitutto eliminiamo le stupidaggini che da tempo si vanno dicendo su questo caso, ovvero che si sarebbe trattato di effetti luminosi truffaldini come torcie elettriche, fari o luci simili su promontori inesistenti etc.: le riprese furono fatte in direzione del mare aperto, e il TUBITAK che ad oggi resta l'unico laboratorio scientifico che abbia analizzato il filmato, sostiene che le immagini "sono state girate ad una certa altezza dall'orizzonte".
Già di per sè questo escluderebbe qualcosa galleggiante nel mare, sempre che gli scienziati turchi si riferiscano alla più probabile porzione di spazio che hanno come sfondo le riprese, e non alla postazione del videoamatore.
Poi, possibile che un abitante della zona, abituato certamente al panorama della parte di città in cui risiede, possa confondere la familiare curva di uno yacht con le straordinarie fattezze di un ufo? E se fosse davvero un'imbarcazione così diffusa a produrre quell'inganno ottico, possibile che non siano mai state riprodotte immagini identiche, nè se ne siano mai viste altre di simili, nè prima, nè durante i diversi giorni di riprese, nè dopo o in un qualsiasi momento, o nei filmini che sicuramente tanti altri videoamatori avranno fatto dello stesso panorama, tanto da dimostrare con l'ovvietà della riproducibilità di tale effetto, la così comune spiegazione?
E dov'è il rollio tipico di una barca in mare aperto teleripresa con forte ingrandimento?
Come mai il TUBITAK non ha considerato, nella sua scientificità, una così banale spiegazione, e oltre tutto ha riscontrato esserci nelle vicinanze dell'oggetto in questione, precisamente sopra l"ufo", altri oggetti simili? Come avrebbero potuto questi altri oggetti, se fossero state davvero altre imbarcazioni più lontane, ad apparire al di sotto della linea d'orizzonte, considerando che il forte ingrandimento e la prospettiva schiacciata mostrano l'oggetto principale se non decisamente sopra, al massimo in corrispondenza della linea che divide il cielo dalle acque?
Tutte questi elementi non sono stati considerati da Duarte, il quale senza neanche provvedere a fornirci un riscontro di similarità con un immagine costruita in modo da fugare ogni dubbio, liquida così il caso Kumburgaz senza apportare altre eventuali dimostrazioni: "Les ovnis de Kumburgaz son ventanas de lanchas". Punto.
Visto che in passato il team di Duarte si era già prodigato con la creazione artificale di scenari simili, cercando di riprodurre "l'effetto Kumburgaz" sempre con delle imbarcazioni ma con pessimi risultati, possibile che tutta questa certezza non è stata dimostrata semplicemente con le immagini di uno Yacht alla luce lunare? Possibile che il tutto gli appaia oggi così scontato da chiudere la questione senza addurre per altro nessuna dimostrazione scientifica?
Personalmente reputo possibile e plausibile la spiegazione che il ricercatore cileno da ai fenomeni di Kumburgaz, ma senza un riscontro visivo compatibile, o dettagliate spiegazioni scientifiche, o descrizioni fisiche delle specifiche condizioni particolari che renderebbero irriproducibile la situazione tecnica/ambientale delle riprese originali di Yalcin Yalman, non si può che reputare la conclusione di Duarte unicamente un'ipotesi. Nulla più. Esattamente come quella di chi crede che si tratti di un disco volante.
Purtroppo questa situazione, per quanto si basi su una speculazione realistica, rappresenta la classica approssimazione di un certo scetticismo, il quale volendo a tutti i costi cancellare ogni possibile parvenza di metafisicità, tende ad adottare con prevaricante autorevolezza autoreferenziale la prima spiegazione razionale plausibile, dimenticando spesso di fornire prove consistenti, ignorando i particolari contradditori, facendo delle proprie teorie un castello di carte pronto a sgretolarsi alla prima vera opposizione ragionata. I casi sono tanti, dall'inconcludente pallone sonda di Roswell al magico batuffolo di polvere sulle immagini del volo inaugurale del Concorde. Purtroppo tante di queste assurdità mai provate intaccano la memoria comune e costituiscono il fallace bagaglio nozionistico di molti razionalisti (alcuni dei quali profondamente malfidati), i quali forti dell'imprimitura scientifica manipolano la storicità degli eventi, felici di far dimenticare all'opinione pubblica le incongruenze fattuali che costellano di metafisica la nostra vita. Se un complotto esiste è certamente l'implicito silenzio e la copertura volontaria da parte della scienza e della storiografia nei confronti di tutte quelle scomode verità che vanno a turbare la lineare visione positivista-darwinistica della storia dell'uomo: è troppo pericoloso dover riscrivere le proprie leggi per dettagli contradditori. Un esempio lampante ne è l'archeologia, ma in generale nell'ambito accademico come in quello tradizionalistico l'atteggiamento diffuso è quello della perpetuazione degli stereotipi, al fine di mantenere un controllo autoreferenziale sullo sviluppo intellettuale e sul mutamento culturale, fingendo una certa innovazione, per dare una parvenza di progresso. Come la peggiore serva si prodigano per mantenere lo status quo senza eccessivi affanni, manovrando affinchè i propri sottoposti colludano nella meschina comodità di nascondere sotto il tappeto le vergognose macchie rivelatrici.

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