15/07/09

IL SEQUESTRO DAVIDE CERVIA


Questo tra i vari misteri italiani irrisolti è davvero particolare, non tanto per le vicissitudini che presumibilmente colpirono il malcapitato protagonista o le modalità con si consumò il rapimento, ma soprattutto per le contingenze e le possibili finalità che indussero qualcuno a farlo sparire per sempre. A tutt'oggi certezze non ce ne sono, e per alcuni rimangono seri dubbi sul suo sequestro, preferendo a questa tesi l'allontanamento volontario, la morte accidentale, il suicidio. Davide Cervia nasce a Sanremo nel 1959, nel'78 si arruola volontario in marina e nel '82 si sposa con Marisa Gentile e si congeda anticipatamente. Nel 1988 si trasferisce a Velletri e lavora presso la societa' Enertecnel Sud, una srl specializzata in componentistica elettronica, a poche decine di chilometri da casa sua. Il 12 settembre 1990 l'inizio del mistero: la moglie lo aspetta il suo ritorno a casa in vano, un suo collega sollecitato al telefono le dice che ha visto Davide uscire dall'azienda, che sta tornando a casa, ma le ore scorrono e quando è chiaro che è successo qualcosa Marisa chiama la polizia. Passano i giorni ma nessuno sembra sapere nulla: la pista battuta dagli investigatori è quella dell'allontanamento volontario, magari una fuga d'amore, anche se l'ipotesi è da subito esclusa da chi conosce Davide, ma non ci sono elementi che possono far pensare diversamente, e in fondo non si sa mai. Qualche giorno dopo tutto cambia: spinto probabilmente dall'angoscia della scena vista e dal fatto che continuano a non esserci notizie, il vicino di casa della coppia, tal Mario Cavagnero esce allo scoperto dichiarando agli inquirenti quello che ha visto quel 12 settembre, e da qui forse inizia la vera storia sul rapimento Cervia. Secondo l'anziano agricoltore verso le ore 17,00: "Ho visto un gruppo di persone che spingevano Davide con la forza verso l'interno di una macchina color verde scuro. Ho visto anche che lo hanno picchiato e subito dopo gli hanno messo un fazzoletto sulla bocca, come per narcotizzarlo. Davide urlava tanto, faceva resistenza, tentava di difendesi. Poi, forse perche' mi aveva visto o forse perche sperava che fossi nel giardino,mi ha chiamato urlando tre volte il mio nome." .
Incredibilmente le sue dichiarazioni non vennero mai tenute in considerazione, neanche a livello processuale, poichè trattasi di testimone facilmente invalidabile per presunti atteggiamenti antisociali e mentalmente inaffidabile, per di più con lievi difetti di vista, che dagli inquirenti furono marcati esageratamente tanto da rendere la sua versione poco credibile. Tutto questo, insieme ad altri particolari come ad esempio il grave ritardo col quale si dice le autorità abbiano diffuso l'identikit e il numero di targa dello scomparso, fecero venire i primi dubbi ai famigliari del Cervia, che vista l'anomala mancanza di tracce e l'inconsistenza delle indagini iniziarono ad indagare per proprio conto.
Marisa Gentile (la moglie di Davide Cervia) casualmente viene messa sulla pista giusta da un ex collega di Davide ancora in servizio. Quando Marisa lo informa di tutto l'accaduto, il militare non ha dubbi nel mettere in relazione la specializzazione conseguita da Davide con la sua sparizione, cosa che ovviamente gli inquirenti neanche hanno pensato di approfondire.
Poco dopo un ispettore della Digos incontra Marisa. E' insistente, ambiguo, come se sapesse qualcosa che non può rivelare: vuole il nome di un ex collega di Davide che prestava servizio a la Spezia ma che e' di Napoli. Una descrizione precisa che permette a Marisa di capire subito a chi si riferisce l'ispettore della Digos. Si tratta proprio della persona che ha fornito alla famiglia indicazioni sul passato in Marina di Davide, successivamente rivelatesi di estrema utilita'. "In quel momento" - ricorda Marisa - "ebbi la certezza che le mie conversazioni telefoniche erano regolarmente ascoltate, perche' con quella persona ho parlato soltanto al telefono". In seguito si presentera' a casa di questo ex collega di Davide, un tizio con la scusa di un censimento sulle Fiat Uno (sic): in realta' e' un uomo con incarichi non precisati in Polizia. Se il suo scopo e' di intimorire il marinaio, la missione puo' considerarsi un successo. Da quel momento infatti, l'ex collega di Davide chiedera' a Marisa di non contare piu' su di lui.
Altro fatto strano: al convento dei Cappuccini di Velletri arriva una lettera anonima da Grottaglie, in provincia di Taranto. Chi scrive dice di essere la moglie di un ex sottufficiale di Marina, "agganciato" da strani e misteriosi individui che gli chiedono di fare il lavoro che sa, se vuole evitare guai. Il fatto che questa missiva non sia firmata e' giustificato dalla paura di essere individuati e di esporsi quindi a rischi troppo elevati. La speranza dell'anonima scrivente e' che l'inchiesta vada avanti e che "i magistrati indaghino meglio nei servizi segreti" per venire a capo della verita'. E' ormai palese che non si tratta di una banale sparizione volontaria o incidentale: c'è sotto qualcosa di molto strano, forse molto importante.
Il 12 settembre 1994 il Comitato per la verita' su Davide Cervia ha occupato per dodici ore l'ufficio del capo-gabinetto del ministero della Difesa, alla presenza di numerose telecamere e giornalisti di varie testate.
Lo Stato Maggiore della Marina, incalzato a fornire le vere mansioni di Davide per l'esercito, fornira' ai familiari ben quattro fogli matricolari diversi, prima di arrivare a quello reale, in cui viene ammessa la qualifica di "specialista Ete/GE" (tecnico elettronico/guerra elettronica)."
Ora sembra chiaro che la cosa che maggiormente legittima la sparizione di Davide Cervia sia il suo passato, in particolare quello che trascorse come militare, in cui non si limitò a svolgere mansioni comuni, ma divenne un tecnico specializzato; a tal proposito L., un altro collega di Davide Cervia ( ai tempi della Marina - nda), riferisce: "Il nostro corso in Marina militare era inizialmente di 900 persone. Quando si fa il corso base non sai neppure che esistono le guerre elettroniche. Gli Elt, i tecnici elettronici, erano 120. Dopo i primi tre mesi di corso siamo diventati 90. Dopo un anno siamo diminuiti a 50 persone. Alla fine del secondo anno abbiamo portato a termine il corso in 22, di cui solo 6 sistemisti. Noi eravamo fieri di un radar ideato dalle industrie belliche italiane, un radar tridimensionale. Quello che non capivamo proprio, che anzi ci faceva arrabbiare, era averlo venduto a 109 paesi. Noi sistemisti siamo stati invitati a compiere "gite turistiche" con le navi, che avevano lo scopo di magnificare e vendere i nostri armamenti ai paesi stranieri. Non immaginavamo per niente il giro di soldi che era dietro al traffico d'armi. La palazzina dove studiavamo aveva le porte blindate. Eravano tenuti sotto controllo dai Servizi. Scoprivi cosi' che il tuo amabile interlocutore del treno era un uomo della "sicurezza" che ti controllava. All'inizio del corso si fa un giuramento di particolare riservatezza, di livello Nato. Ti permette di accedere a tutti gli uffici che hanno una classe di segretezza affine alla tua. Per un Paese straniero e' quasi impossibile formare dei propri tecnici, perche' ci sono delle nozioni-chiave di base per cui neanche un ingegnere elettronico riesce a leggere i manuali delle singole apparecchiature che leggiamo noi. Ma non e' un problema d'intelligenza. Ci sono delle chiavi precise per capirle. Io ho conosciuto Davide Cervia alla scuola sottufficiali di Taranto nel 1979. Lui era entrato sei mesi prima di me. Era capo-corso, il primo degli allievi."
Intanto poco dopo il presunto sequestro scoppiò la guerra del Golfo, cosa che a molti hanno collegato con la sua scomparsa, vista la sua competenza, ma che non ha mai avuto conferme particolari, anche se Davide: un ETE/Ge, ovvero un esperto in guerre elettroniche, in grado di individuare un obiettivo tramite radar, satellite o un’apparecchiatura radio che gli comunichi, cambiando continuamente frequenza, eventuali segnali. E' uno che al computer per mezzo dell' interrogazione FF sa se l'obiettivo è amico o no e, nel caso, trasmettere le informazioni al reparto missilistico mentre disturba i canali di comunicazione e segnalazione del nemico.".
Ma dopo circa 10 giorni l'ONU intimò a Saddam di ritirarsi dal Kuwait, nell'ormai famosa Guerra del Golfo, autorizzando le forze internazionale a usare le armi per sloggiarlo. A queste forze si unirono quelle dei vari stati europei (fra cui l’Italia) e arabi.
Solo cinque anni dopo, nel 1995, grazie alle ricerche e richieste del capitano di fregata Demarcus, la moglie che aveva tentato di avere informazioni esaurienti saprà il vero ruolo di Davide in Marina. Si comincia così a mettere insieme i pezzi del mosaico lasciato volutamente in disordine dalla stessa Marina. Molto tempo dopo, nel 1996 un sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Penale di Roma, il Dott. Angelo Palladino, chiederà ed otterrà il rinvio a giudizio dell’Ammiraglio Giorgio Sprovieri per "...aver omesso, per cinque volte, di scrivere il vero grado di professionalità conseguito da Davide Cervia e le sue specializzazioni". Purtroppo nessuna traccia di indagine intrapresa a favore del ritrovamento di Davide, che ormai sembra essere stato inghiottito dal buio.
In quel periodo 
Marisa avvisa i Carabinieri di Velletri che all'epoca della sparizione c'era la presenza in zona di uomini con il tesserino del Ministero dell’Agricoltura e Foreste, che giravano e si ritrovano nei pressi della sua villetta. Negli stessi giorni ci sono stati strani movimenti in una casa identificata come l'abitazione della madre di Antonio Galati, frequentata spesso a detta dei vicini, da Galati stesso, ma anche da Michele Finocchi e Maurizio Broccoletti, come a dire il Gotha del SISDE (servizio segreto civile). I carabinieri le rispondono che sono al corrente di questi individui tesserati, che le loro erano auto in dotazione ad una società che si era occupata per una decina dì giorni di fare un censimento dei vigneti della zona, mostrando tanto di autorizzazione scritta da un'azienda, la Ecoplanning Sri di Roma, e che gli stessi CC hanno l'elenco esatto delle auto utilizzate. Il problema che si erano concentrati un po' troppo vicino casa Cervia. A nulla valse a Marisa far sentire le proprie ragioni: si sentiva circondata, osservata ed era chiaro il motivo. Le indagini della famiglia continuano: la donna provò ad esortare, attraverso Rutelli,  il Ministero dell'Interno, che rispose per conto di Nicola Mancino, il quale, a sua volta, aveva conferito con l'allora capo del Sisde e del Sismi, Vincenzo Parisi, "...trasmettendogli notizie; due fogli striminziti nei quali Davide Cervia veniva presentato come uno che, nella Marina Militare, non aveva avuto affatto un ruolo specialistico, era anzi un normalissimo addetto alle trasmissioni; nei quali veniva sostenuta la tesi che i presunti rapitori  erano invece operai che lavoravano effettivamente per il Ministero dell'Agricoltura; nei quali (fogli - nda) veniva ritenuto valido l'allontanamento volontario a causa di un'altra donna...".
Le indagini ufficiali sono ferme a quel 12 settembre 1990 e il silenzio, come una pietra tombale che avvolge tutti i segreti italiani, rischia di far dimenticare una vicenda drammatica che coinvolge i nostri servizi segreti, sempre loro, lo Stato maggiore della Marina militare e i trafficanti di tecnologia militare.
Il magistrato che conduce le indagini convoca per la prima volta la moglie di Davide Cervia, Marisa Gentile, dopo sei mesi esatti dalla scomparsa del tecnico. Il sostituto procuratore Romano Miola, che segue il caso, l'attende nella sua stanza ma non e' solo. Con lui e' il procuratore capo, Vito Giampietro, anzi sara' proprio lui ad interrogarla. Fin da subito il contatto con la procura non e' sereno. Il procuratore chiede a Marisa Gentile di rispondere alle domande con un "si'" o con un "no" e ad ogni tentativo della donna di spiegare meglio varie circostanze, viene bruscamente invitata ad attenersi alle richieste o, nella migliore delle ipotesi, interrotta. Il dottor Giampietro contesta ogni episodio riportato dalla moglie del tecnico scomparso.
La giornalista Laura Rosati chiede di essere ricevuta dal sostituto Miola il quale, non conoscendo da subito il motivo della visita, e' molto cordiale. Il cambiamento del suo atteggiamento e' tanto repentino, quanto radicale, non appena viene pronunciato il nome di Davide Cervia. Alzandosi di scatto, terreo in volto, ripete ossessivamente, mentre addirittura volta le spalle all'interlocutrice: "Non posso dire niente, vada via".
Le intimidazioni colpiscono un po' tutti coloro che tentano di scoprire cosa si muova dietro il rapimento di Cervia.
Nonostante l'importanza delle affermazioni di L., l' ex militare che aveva studiato a Taranto con Davide Cervia, gli inquirenti non danno peso alle rivelazioni sulle guerre elettroniche e sulle "gite" che i militari della Marina italiana compiono per pubblicizzare nel mondo il sistema d'arma su cui e' specializzato Davide.
Si scopre che L., dopo essersi congedato dalla Marina per un incidente, viene avvicinato da sconosciuto che gli propongono di tornare al suo vecchio lavoro in cambio di soldi. Non accetta. Viene minacciato. L'impianto elettrico della sua auto prende fuoco (come era accaduto a Davide Cervia). Riceve una telefonata: "Hai visto? Puo' essere la macchina, puo' essere qualsiasi cosa." L. racconta agli inquirenti di conoscere la situazione di altri tecnici specializzati in guerra elettronica minacciati da sconosciuti, ma il titolare dell'inchiesta non gli chiede nemmeno di chi si tratta. Riceve altri avvertimenti nell'ottobre 1990, poco dopo il rapimento di Cervia. L. vive ancora oggi nascosto. Nessuno lo protegge.
Gli inquirenti prestano invece ascolto ad un certo Giuseppe Carbone, di Taranto, che sostiene di avere elementi che confermerebbero l'allontanamento volontario. Spunta fuori il 22 gennaio 1991. Carbone e' la persona giusta al momento giusto. Con la sua versione tutto torna per chi crede alla tesi dell'allontanamento volontario. Nessun intrigo internazionale, nessun rapimento. Ci sono pero' molti dati di fatto che hanno permesso di appurare come Giuseppe Carbone non abbia mai conosciuto Davide Cervia. Eppure non basteranno affinche' gli inquirenti si accorgano della non credibilità' di Carbone. Nessun procedimento per falsa testimonianza pende sul suo capo. Rimane il mistero su chi gli abbia fornito tutte le informazioni su Davide, ma soprattutto come fa a conoscere cosi' bene gli ufficiali che lavorano al ministero della Difesa a settecento chilometri da casa sua. Carbone ha una fedina penale consistente: appropriazione indebita, emissione di assegni a vuoto (un reato commesso due volte), reati amnistiati ma che non dovrebbero sfuggire al vaglio di chi indaga su Cervia.
Quando alla moglie di Cervia arrivano le minacce di morte che investono tutta la sua famiglia, decide, per alcuni giorni, di non mandare i figli a scuola. Due carabinieri vanno piu' volte a scuola per verificare la possibilita' di denunciare Marisa Cervia per mancati obblighi scolastici. La procedura e' anomala perche' spetta ai capi d'istituto segnalare eventuali inadempienze agli obblighiscolastici dei genitori.
Alla trasmissione televisiva "I fatti vostri" Marisa Cervia ha raccontato di aver ricevuto l'offerta di un miliardo per non cercare piu' Davide."
Oggi le cose non sono cambiate: le indagini sono ovviamente chiuse e nessuna verità è stata appurata sul caso Cervia, ma recentemente è uscita una notizia sorprendente, dalla dubbia autenticità, promossa da Metro News:
"Davide Cervia è ancora vivo. Ne è convinta la famiglia, ne sono convinti gli avvocati ed oggi, a far luce su una delle vicende più oscure e inquietanti degli anni ‘90 - quella del misterioso rapimento di un tecnico della marina militare - arriva un libro di Valentino Maimone (“A.A.A. vendesi esperto di guerre elettroniche”). Tra i particolari che affiorano dalle pagine del volume, la ricostruzione delle trattative per la liberazione di Cervia con un presunto collaboratore del Sismi, sfumata il giorno dell’appuntamento. Poi c’è la rivelazione della moglie, che racconta di avere avuto la prova dell’esistenza in vita del marito: «Ho sentito la sua voce al cellulare. Parlava con altre persone di questioni tecniche relative al suo lavoro. Sembrava tranquillo. Ma non sono riuscita a dirgli nulla: non poteva sentirmi». Di Davide Cervia, 28 anni, ex sottufficiale della Marina, si perse ogni traccia il 12 settembre 1990. Testimoni raccontarono di aver assistito al sequestro: ma ad oggi l’unica certezza è quella con cui il Gip di Velletri dispose l’archiviazione del caso: Cervia fu rapito da ignoti, per essere venduto a un Paese straniero a corredo di armamenti che conosceva soltanto lui."
Ad oggi Davide Cervia avrebbe 50 anni, da quasi 20, se ancora vivo, non vedrebbe la sua famiglia e starebbe lavorando per i servizi segreti... davvero difficile da credere, ma non impossibile da sostenere, ciò non toglie che da quel 12 settembre 1990 sparì senza lasciare traccia, per sempre inghiottito nel mistero più buio, nelle pieghe di un Paese che non sempre può concederci la verità.

fonti: -Gianluca Cicinelli, "IL CASO CERVIA: UN GIALLO DI STATO"
- " IL CANNOCCHIALE"
- " METRO NEWS"

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