Lo scettico non sempre approfondisce; il complottista spesso esagera. COME FARE? SCIENZA, INFORMAZIONE, MISTERO, UFO, PARANORMALE, FENOMENI SCONOSCIUTI, scie chimiche, archeologia e tutte LE MISTERIOSE CONTRADDIZIONI di questo mondo. Ricerco al fine di offrire un'informazione seria e verificata il più possibile, su ciò che la scienza ancora non vuole o non riesce a comprendere completamente. Ovviamente è il mio punto di vista, e mi aspetto che tu dica la tua. BENVENUTO
31/07/09
IL MONOLITO SU PHOBOS
Dell'esistenza di questa eccezionale anomalia in realtà si sapeva da anni, solo che come spesso accade il grande pubblico viene a conoscienza di queste cose solo se un personaggio pubblico famoso le porta alla ribalta, come in questo caso grazie a Buzz Aldrin. Effettivamente su Phobos la principale delle due lune marziane, esiste un'imponente struttura a "colonna", probabilmente a pianta "squadrata" , che ha davvero ben poco di simile in natura nel Sistema Solare. E' davvero sorprendente trovare un oggetto simile dove non dovrebbe esistere la civilità, ed è davvero improbabile che il caso lo abbia costruito proprio lì, soprattutto considerando le caratteristiche fisiche polverose del piccolo sasso cosmico orbitante intorno a Marte. C'è chi sostiene che sulla Terra ci siano simili conformazioni naturali, ad esempio in Australia, ma a questi andrebbe spiegato che i fenomeni fisici che portano a codesti risultati qui da noi, in teoria è piuttosto improbabile si siano verificati su Phobos, e se bisogna per forza adottare razionalmente una sconosciuta spiegazione naturale per tale anomalia, infondo è pure piuttosto lecito chidersi se ne possa esistere davvero una. Le stranezze di questa regione del cosmo sono innumerevoli, soprattutto su Marte ci sono cose che sfidano davvero il buon senso dei più scettici, tanto che per approfondire adeguatamente basterebbe a malapena un sito specializzato. Concentrandosi solo su Phobos dunque la più sensazionale curiosità che si ricordi accadde nel 1988, quando l'URSS lanciò due sonde chiamate appunto Phobos1 e Phobos2 per lo studio del pianeta rosso e delle sue lune. La missione non fu un gran successo perchè entrambe le apparecchiature ad un certo punto smisero di funzionare: Phobos1 appena giunse nelle vicinanze della sua zona operativa, secondo i russi, per un errore umano e per una fatalità tecnologica di progettazione. Phobos 2 invece giunta quasi al termine della sua missione, nel momento in cui avrebbe dovuto avvicinarsi a circa 50 metri dal suolo dell'omonimo satellite, per organizzare l'esplorazione vera e propria con un lander ed una piattaforma, smise di inviare il segnale, e terminò la sua attività. La cosa interessante, che fece scalpore soprattutto tra gli appassionati di Ufo, è che qualche anno dopo pubblicarono l'ultima foto inviata da Phobos 2 prima di spegnersi, nella quale compariva chiaramente una sorta di oggetto sigariforme lungo 21 km circa nelle prossimità del satellite. Di quella foto si parlò molto, e per alcuni l'ufo che vi compare è in qualche modo coinvolto nel malfunzionamento delle due sonde. Ovviamente esiste anche una versione ufficiale discordante, ovvero che la linea bianca nella foto altro non è che l'ombra del satellite sulla superficie di Marte, ripresa in movimento con un sistema di cattura termico o "far-infrared". Nessuno può dire cosa sia di sicuro quella sagoma bianca, nè si può sapere con certezza cosa sia il monolite su Phobos: fatto sta che più ci avviciniamo e osserviamo meglio i corpi celesti attorno a noi e più scopriamo cose che non dovrebbero esserci, che ci sorprendono, che comunque non riusciamo a spiegare. Per adesso sembra non esserci nulla che provi per certo l'esistenza di altre forme di vita nell'universo, ma grazie anche a queste cose il dubbio è sempre più legittimo.
18/07/09
UN CASO DAVVERO ECCEZIONALE: THE RENDLESHAM FOREST INCIDENT (compresi I FILES DESECRETATI ORIGINALI)
Da quando l'Inghilterra ha declassificato i propri x-files era subito stata delineata l'importanza del caso delle "Luci di Bentwaters" avvenuto nell'omonima base militare nucleare RAF (Royal Air Force), situata nella Foresta Rendlesham, nella notte tra il 25 e il 26 dicembre e il 28 dicembre 1980. Pochi giorni fa uno dei protagonisti dalla vicenda, esattamente quello che all'epoca era il "RAF Bentwaters Deputy Base Commander Lt. Col. Charles Halt", praticamente il vice comandante della base ora in pensione, ha rilasciato un'intervista nella quale ha dichiarato che ciò che incontrarono lui e alcuni suoi sottoposti quella notte, era certamente un veicolo extraterrestre. Infatti così è riportata dalla stampa la dichiarazione del Colonnello Halt:
“I wish to make it perfectly clear that the UFOs I saw were structured machines moving under intelligent control and operating beyond the realm of anything I have ever seen before or since. I believe the objects that I saw at close quarter were extraterrestrial in origin and that the security services of both the United States and England were and have been complicit in trying to subvert the significance of what occurred at Rendlesham by use of well-practiced methods of disinformation. [...]
"vorrei che fosse perfettamente chiaro che l'UFO che vidi era una macchina costruita (strutturata) che si muoveva sotto controllo intelligente, operante oltre ogni ambito, al di là di qualsiasi cosa abbia mai visto prima o dopo. Credo che l'oggetto che così da vicino vidi , fosse di origine extraterrestre e che entrambi i servizi di sicurezza degli USA e dell'Inghilterra siano stati complici nel sovvertire il significato di ciò che avvenne a Rendlesham utilizzando i soliti metodi di disinformazione ben collaudati.
[...]
Credo che l'articolo di Gary ( Heseltine, ex ufficiale di polizia, ex militare a Rendlesham, colui che ha riportato le dichiarazioni del colonnello e che ha fondato il PROFUS, Police Reporting UFO Sighting) tolga il velo di segretezza su ciò che veramente successe a Rendlesham, fatti che furono e continuano ad essere di tremenda importanza per il Regno Unito e per tutto il resto del mondo.
L'episodio a cui si riferisce il Colonnello Halt avvenne precisamente il 28/12/1980 tre giorni dopo al primo più avvincente incontro ravvicinato, sempre nella base aerea Bentwaters, un complesso militare anglo-americano immerso nella Foresta di Rendlesham. Ma andiamo con ordine:
il 25/12/1980 poco prima di mezzanotte il militare di prima classe (Airman First Class- A1C) John Burroughs stava sevendo svolgendo servizio di sicurezza al cancello conosciuto come Gate Est di RAF Woodbridge (una zona militare a 4 miglia da Bentwaters, probabile sede di deposito di armamenti nucleari) con lo Staff Sergeant (SSgt) Bud Steffens. Improvvisamente intorno a mezzanotte i due videro ondeggiare delle strane luci ad est sugli alberi della "foresta" a un centinaio di metri di distanza, così decisero di andare a controllare, e prendendo la loro jeep si diressero verso le luci: esse causavano un intenso bagliore rosso, arancio e blu. Ad un certo punto comparve una luce bianca più estesa che sembrava puntare verso di loro. Questo è ciò che scrisse Burroughs a rapporto la stessa mattina dopo il fatto: "Le luci erano rosse e blu, la rossa sopra la blu, intermittenti. Non ho mai visto niente del genere venire dal bosco, noi (Burroughs e Steffens) decidemmo di guidare fino a lì per dare un'occhiata(...) dalla strada vedevo una luce bianca scintillante sopra gli alberi insieme alle due luci di prima" (disegno)
Burroughs sentiva che qualcosa non quadrava quindi lui e Steffens tornarono alla loro postazione all East Gate, telefonarono al Sgt. McCabe riportando l'accaduto, il quale allertò il Central Security Control e da lì lo Staff Sergeant J.W. Penniston con il A1C E. Cabansag andarono a vedere con i propri occhi cosa stesse succedendo. Penniston chiese a Burroughs e Steffens se potesse essere il risultato di un aereo schiantatosi nel bosco ma essi replicarono: “It did not crash. It landed!” ovvero che non era caduto ma atterrato! Quindi Cabansang, Penniston e Burroughs posarono le armi come da procedura e tornarono dove prima si erano fermati ad osservare le luci, a poche decine di metri dal velivolo triangolare anche perchè il loro mezzo avanzava a fatica nella neve ghiacciata. Ad un certo punto una luce si levò sopra gli alberi e si diresse verso i campi. I tre si gettarono a terra, Cabansac rimase lì a tenere la posizione e fungere da ponte per le comunicazioni, mentre gli altri due s'inoltrarono nella boscaglia in direzione dell'oggetto. Sentivano rizzarsi i peli del collo e delle braccia come durante un temporale, quando l'aria è carica di tensione elettrostatica, ma il cielo era terso senza una nuvola.
Penniston Text: “When we got within a 50 meter distance (150 feet), the object was producing red and blue light. The blue light was steady and projecting under the object. It was lighting up the area directly under extending a meter or two out. At this point of positive identification, I relayed to CSC, SSgt Coffey. Postitive siting (sic) of object ... color of lights and that it was defidently (sic) mechaniclal (sic) in nature.”
trad: "Quando arrivammo ad una cinquantina di metri di distanza, l'oggetto produceva luci rosse e blu. La luce blu era fissa e veniva da sotto l'oggetto. Illuminava un'area du un paio di metri intorno ad esso. Avendolo identificato positivamente lo comunicai al SSgt Coffey al CSC (Central Security Control). "Localizzazione positiva dell'oggetto... del colore delle luci e questo è in definitiva di natura meccanica".
Secondo Penniston essa era di forma triangolare, e la parte superiore era illuminata da una luce bianca che quasi la comprendeva nella sua interezza. Un piccolo aumento dell'intensità di luce bianca apparve in quello che sembrava essere il retro dell' astronave. Sulla sinistra una luce azzurrognola, sulla destra rossa. Penniston disse che queste luci componevano la parte esterna della struttura che sembrò atterrare al suolo. Man mano che si avvicinava sentiva crescere l'elettricità nell'aria, soprattutto sulla pelle. C'era un senso diffuso di lentezza, quasi come se il tempo stesso scorresse a fatica. Penniston stimò che il mezzo fosse lungo poco più di 3 metri alla base e 2 metri in altezza. Sembrava sostenersi su dei piedi d'appoggio anche se non si vedevano. Il militare americano disse di essersi avvicinato ad esso e di aver notato che la fattura della scocca sembrava vetro levigato, nero e opaco. Non si sentiva più nessun animale e più si avvicinava è più sembrava difficile muoversi, come se fosse al rallentatore.
Burroughs che era con lui confermò che tutto gli sembrava irreale, soprattutto il fatto che tutto sembrava muoversi più lentamente del normale. Stranamente non ricorda di Penniston vicino all'UFO, ma ammette anche che quando ripensa a quelle luci la sua mente si blocca. Egli non rammenta neanche che il suo compagno avesse una videocamera, ma Penniston dice di aver preso 36 scatti su una pellicola da 35mm e di aver disegnato i simboli incisi sulla superficie nera del mezzo.
Penniston addirittura mise la mano sulla parte iscritta e notò che al tatto i simboli sembravano come incisi da diamante su vetro. Quando le sue dita li toccarono disse che immediatamente la luce nella parte superiore crebbe a tal punto da diventare accecante. I due si gettarono a terra istintivamente in assetto difensivo. L'astronave allora si alzò di un metro assolutamente senza emettere suono, iniziò quindi a muoversi lentamente e in un paio di minuti manovrò all'indietro di cinquanta metri. Si levò in alto sopra gli alberi ad una settantina di metri ed improvvisamente, nell'arco di tempo utile per sbattere le palpebre sparì. Tutto questo senza emettere il benchè minimo suono. Incredibile. Dopo che l'aeronave scomparve entrambi i militari si sentirono di nuovo normali: il rallentamento era sparito. D'improvviso però videro che nel bosco c'erano altre luci colorate, ma dopo aver intrapreso il cammino verso di esse cambiarono idea, ripresero la strada e tornarono indietro. Camminarono ripassando verso il punto dell'atterraggio e notarono che sul suolo c'erano tre strane impronte triangolari, che secondo loro erano la prova che il mezzo osservato in precedenza fosse effettivamente sostenuto da un tripode disegnante un triangolo. Ovviamente per tutti i partecipanti agli eventi di quella notte l'imposizione del silenzio fu d'obbligo.
Ma il fenomeno non si era concluso quella notte, infatti dopo la mezzanotte del 28 dicembre 1980, due giorni dopo il primo avvistamento, Burroughs si sentì attirato di nuovo nella Rendlesham Forest, e vide di nuovo le luci. Questa volta fu informato il RAF Bentwaters Deputy Base Commander Lt. Col. Charles Halt (il vice comandante della base), il quale andò sul posto equipaggiato di registratore, light-alls (presumo sia un visore ad ampio spettro dall'infrarosso all'ultravioletto) e altre attrezzature per documentare questo persistente fenomeno inusuale. Il Col. Halt disse al registratore il 28 December 1980: “Now we’re observing what appears to be a beam coming down to the ground. This is unreal!". Insomma quella notte vide con i suoi occhi e convenne anche lui di trovarsi di fronte ad un aeromobile davvero incredibile, non convenzionale, dalle prestazioni impossibili (specialmente in quegli anni) confermando indirettamente l'esperienza dei suoi sottoposti due notti prima. Quel mattino il Colonnello Halt vide negli alberi un oggetto pulsante di intensa luce bianca, suddividersi in cinque oggetti più piccoli pulsanti di luci blu e rosse. Ad un certo punto dopo aver eseguito dei movimenti particolari, rconducibili ad una volontà intelligente, le luci sparirono. A lungo nel cielo potè notare un oggetto ellittico compiere diverse evoluzioni, come si legge nel suo memoriale , insieme a numerosi altri suoi sottoposti.
Nessun dubbio sulla genuinità di questo incredibile incontro ravvicinato, corroborato da più parti e da personaggi del tutto credibili. Subito dopo quegli eventi Burroughs e Penninton furono interrogati, addirittura con l'utilizzo del "Sodium Pentothal". Si dice siano anche stati ipnotizzati ma poco di certo si sa sugli strani risultati di quelle sessioni. Certo è che ci fu subito un abile cover-up da parte degli inglesi e degli americani, ad esempio con l'assurda teoria del "faro", ma se allora le cose si potevano dimenticare in fretta, oggi abbiamo testimonianze sincere di primissima mano e prove che confermano l'incontro con quello che dai protagonisti è definito con tutta probabilità "qualcosa di extraterrestre". Non è più questione di credere, ma di cercare di capire, e soprattutto rendersi conto che la verità non ci è mai stata raccontata per intero, in fondo neanche oggi, sull'incredibile episodio che nel 1980 avvenne nella Rendlesam Forest.
aggiornamento
fonte principale: http://www.earthfiles.com/index.php
video discoverychannel: http://www.youtube.com/watch?v=x1ezV2acKck&eurl=http%3A%2F%2Fcdn.asterpix.com%2Fproduction%2Fplayer%2Fflashplayers%2FYouTubeSkinned.swf%3Fautoplay%3Dtrue%26flashId%3D784754%26ytVid%3Dx1ezV2acKck&feature=player_embedded
- tutti i files desecretati dalle istituzioni inglesi sul caso
15/07/09
IL SEQUESTRO DAVIDE CERVIA
Questo tra i vari misteri italiani irrisolti è davvero particolare, non tanto per le vicissitudini che presumibilmente colpirono il malcapitato protagonista o le modalità con si consumò il rapimento, ma soprattutto per le contingenze e le possibili finalità che indussero qualcuno a farlo sparire per sempre. A tutt'oggi certezze non ce ne sono, e per alcuni rimangono seri dubbi sul suo sequestro, preferendo a questa tesi l'allontanamento volontario, la morte accidentale, il suicidio. Davide Cervia nasce a Sanremo nel 1959, nel'78 si arruola volontario in marina e nel '82 si sposa con Marisa Gentile e si congeda anticipatamente. Nel 1988 si trasferisce a Velletri e lavora presso la societa' Enertecnel Sud, una srl specializzata in componentistica elettronica, a poche decine di chilometri da casa sua. Il 12 settembre 1990 l'inizio del mistero: la moglie lo aspetta il suo ritorno a casa in vano, un suo collega sollecitato al telefono le dice che ha visto Davide uscire dall'azienda, che sta tornando a casa, ma le ore scorrono e quando è chiaro che è successo qualcosa Marisa chiama la polizia. Passano i giorni ma nessuno sembra sapere nulla: la pista battuta dagli investigatori è quella dell'allontanamento volontario, magari una fuga d'amore, anche se l'ipotesi è da subito esclusa da chi conosce Davide, ma non ci sono elementi che possono far pensare diversamente, e in fondo non si sa mai. Qualche giorno dopo tutto cambia: spinto probabilmente dall'angoscia della scena vista e dal fatto che continuano a non esserci notizie, il vicino di casa della coppia, tal Mario Cavagnero esce allo scoperto dichiarando agli inquirenti quello che ha visto quel 12 settembre, e da qui forse inizia la vera storia sul rapimento Cervia. Secondo l'anziano agricoltore verso le ore 17,00: "Ho visto un gruppo di persone che spingevano Davide con la forza verso l'interno di una macchina color verde scuro. Ho visto anche che lo hanno picchiato e subito dopo gli hanno messo un fazzoletto sulla bocca, come per narcotizzarlo. Davide urlava tanto, faceva resistenza, tentava di difendesi. Poi, forse perche' mi aveva visto o forse perche sperava che fossi nel giardino,mi ha chiamato urlando tre volte il mio nome." .
Incredibilmente le sue dichiarazioni non vennero mai tenute in considerazione, neanche a livello processuale, poichè trattasi di testimone facilmente invalidabile per presunti atteggiamenti antisociali e mentalmente inaffidabile, per di più con lievi difetti di vista, che dagli inquirenti furono marcati esageratamente tanto da rendere la sua versione poco credibile. Tutto questo, insieme ad altri particolari come ad esempio il grave ritardo col quale si dice le autorità abbiano diffuso l'identikit e il numero di targa dello scomparso, fecero venire i primi dubbi ai famigliari del Cervia, che vista l'anomala mancanza di tracce e l'inconsistenza delle indagini iniziarono ad indagare per proprio conto.Marisa Gentile (la moglie di Davide Cervia) casualmente viene messa sulla pista giusta da un ex collega di Davide ancora in servizio. Quando Marisa lo informa di tutto l'accaduto, il militare non ha dubbi nel mettere in relazione la specializzazione conseguita da Davide con la sua sparizione, cosa che ovviamente gli inquirenti neanche hanno pensato di approfondire.
Poco dopo un ispettore della Digos incontra Marisa. E' insistente, ambiguo, come se sapesse qualcosa che non può rivelare: vuole il nome di un ex collega di Davide che prestava servizio a la Spezia ma che e' di Napoli. Una descrizione precisa che permette a Marisa di capire subito a chi si riferisce l'ispettore della Digos. Si tratta proprio della persona che ha fornito alla famiglia indicazioni sul passato in Marina di Davide, successivamente rivelatesi di estrema utilita'. "In quel momento" - ricorda Marisa - "ebbi la certezza che le mie conversazioni telefoniche erano regolarmente ascoltate, perche' con quella persona ho parlato soltanto al telefono". In seguito si presentera' a casa di questo ex collega di Davide, un tizio con la scusa di un censimento sulle Fiat Uno (sic): in realta' e' un uomo con incarichi non precisati in Polizia. Se il suo scopo e' di intimorire il marinaio, la missione puo' considerarsi un successo. Da quel momento infatti, l'ex collega di Davide chiedera' a Marisa di non contare piu' su di lui.
Altro fatto strano: al convento dei Cappuccini di Velletri arriva una lettera anonima da Grottaglie, in provincia di Taranto. Chi scrive dice di essere la moglie di un ex sottufficiale di Marina, "agganciato" da strani e misteriosi individui che gli chiedono di fare il lavoro che sa, se vuole evitare guai. Il fatto che questa missiva non sia firmata e' giustificato dalla paura di essere individuati e di esporsi quindi a rischi troppo elevati. La speranza dell'anonima scrivente e' che l'inchiesta vada avanti e che "i magistrati indaghino meglio nei servizi segreti" per venire a capo della verita'. E' ormai palese che non si tratta di una banale sparizione volontaria o incidentale: c'è sotto qualcosa di molto strano, forse molto importante.
Il 12 settembre 1994 il Comitato per la verita' su Davide Cervia ha occupato per dodici ore l'ufficio del capo-gabinetto del ministero della Difesa, alla presenza di numerose telecamere e giornalisti di varie testate.
Lo Stato Maggiore della Marina, incalzato a fornire le vere mansioni di Davide per l'esercito, fornira' ai familiari ben quattro fogli matricolari diversi, prima di arrivare a quello reale, in cui viene ammessa la qualifica di "specialista Ete/GE" (tecnico elettronico/guerra elettronica)."
Ora sembra chiaro che la cosa che maggiormente legittima la sparizione di Davide Cervia sia il suo passato, in particolare quello che trascorse come militare, in cui non si limitò a svolgere mansioni comuni, ma divenne un tecnico specializzato; a tal proposito L., un altro collega di Davide Cervia ( ai tempi della Marina - nda), riferisce: "Il nostro corso in Marina militare era inizialmente di 900 persone. Quando si fa il corso base non sai neppure che esistono le guerre elettroniche. Gli Elt, i tecnici elettronici, erano 120. Dopo i primi tre mesi di corso siamo diventati 90. Dopo un anno siamo diminuiti a 50 persone. Alla fine del secondo anno abbiamo portato a termine il corso in 22, di cui solo 6 sistemisti. Noi eravamo fieri di un radar ideato dalle industrie belliche italiane, un radar tridimensionale. Quello che non capivamo proprio, che anzi ci faceva arrabbiare, era averlo venduto a 109 paesi. Noi sistemisti siamo stati invitati a compiere "gite turistiche" con le navi, che avevano lo scopo di magnificare e vendere i nostri armamenti ai paesi stranieri. Non immaginavamo per niente il giro di soldi che era dietro al traffico d'armi. La palazzina dove studiavamo aveva le porte blindate. Eravano tenuti sotto controllo dai Servizi. Scoprivi cosi' che il tuo amabile interlocutore del treno era un uomo della "sicurezza" che ti controllava. All'inizio del corso si fa un giuramento di particolare riservatezza, di livello Nato. Ti permette di accedere a tutti gli uffici che hanno una classe di segretezza affine alla tua. Per un Paese straniero e' quasi impossibile formare dei propri tecnici, perche' ci sono delle nozioni-chiave di base per cui neanche un ingegnere elettronico riesce a leggere i manuali delle singole apparecchiature che leggiamo noi. Ma non e' un problema d'intelligenza. Ci sono delle chiavi precise per capirle. Io ho conosciuto Davide Cervia alla scuola sottufficiali di Taranto nel 1979. Lui era entrato sei mesi prima di me. Era capo-corso, il primo degli allievi."
Intanto poco dopo il presunto sequestro scoppiò la guerra del Golfo, cosa che a molti hanno collegato con la sua scomparsa, vista la sua competenza, ma che non ha mai avuto conferme particolari, anche se Davide: "è un ETE/Ge, ovvero un esperto in guerre elettroniche, in grado di individuare un obiettivo tramite radar, satellite o un’apparecchiatura radio che gli comunichi, cambiando continuamente frequenza, eventuali segnali. E' uno che al computer per mezzo dell' interrogazione FF sa se l'obiettivo è amico o no e, nel caso, trasmettere le informazioni al reparto missilistico mentre disturba i canali di comunicazione e segnalazione del nemico.".
Ma dopo circa 10 giorni l'ONU intimò a Saddam di ritirarsi dal Kuwait, nell'ormai famosa Guerra del Golfo, autorizzando le forze internazionale a usare le armi per sloggiarlo. A queste forze si unirono quelle dei vari stati europei (fra cui l’Italia) e arabi.
Solo cinque anni dopo, nel 1995, grazie alle ricerche e richieste del capitano di fregata Demarcus, la moglie che aveva tentato di avere informazioni esaurienti saprà il vero ruolo di Davide in Marina. Si comincia così a mettere insieme i pezzi del mosaico lasciato volutamente in disordine dalla stessa Marina. Molto tempo dopo, nel 1996 un sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Penale di Roma, il Dott. Angelo Palladino, chiederà ed otterrà il rinvio a giudizio dell’Ammiraglio Giorgio Sprovieri per "...aver omesso, per cinque volte, di scrivere il vero grado di professionalità conseguito da Davide Cervia e le sue specializzazioni". Purtroppo nessuna traccia di indagine intrapresa a favore del ritrovamento di Davide, che ormai sembra essere stato inghiottito dal buio.
In quel periodo Marisa avvisa i Carabinieri di Velletri che all'epoca della sparizione c'era la presenza in zona di uomini con il tesserino del Ministero dell’Agricoltura e Foreste, che giravano e si ritrovano nei pressi della sua villetta. Negli stessi giorni ci sono stati strani movimenti in una casa identificata come l'abitazione della madre di Antonio Galati, frequentata spesso a detta dei vicini, da Galati stesso, ma anche da Michele Finocchi e Maurizio Broccoletti, come a dire il Gotha del SISDE (servizio segreto civile). I carabinieri le rispondono che sono al corrente di questi individui tesserati, che le loro erano auto in dotazione ad una società che si era occupata per una decina dì giorni di fare un censimento dei vigneti della zona, mostrando tanto di autorizzazione scritta da un'azienda, la Ecoplanning Sri di Roma, e che gli stessi CC hanno l'elenco esatto delle auto utilizzate. Il problema che si erano concentrati un po' troppo vicino casa Cervia. A nulla valse a Marisa far sentire le proprie ragioni: si sentiva circondata, osservata ed era chiaro il motivo. Le indagini della famiglia continuano: la donna provò ad esortare, attraverso Rutelli, il Ministero dell'Interno, che rispose per conto di Nicola Mancino, il quale, a sua volta, aveva conferito con l'allora capo del Sisde e del Sismi, Vincenzo Parisi, "...trasmettendogli notizie; due fogli striminziti nei quali Davide Cervia veniva presentato come uno che, nella Marina Militare, non aveva avuto affatto un ruolo specialistico, era anzi un normalissimo addetto alle trasmissioni; nei quali veniva sostenuta la tesi che i presunti rapitori erano invece operai che lavoravano effettivamente per il Ministero dell'Agricoltura; nei quali (fogli - nda) veniva ritenuto valido l'allontanamento volontario a causa di un'altra donna...".
Le indagini ufficiali sono ferme a quel 12 settembre 1990 e il silenzio, come una pietra tombale che avvolge tutti i segreti italiani, rischia di far dimenticare una vicenda drammatica che coinvolge i nostri servizi segreti, sempre loro, lo Stato maggiore della Marina militare e i trafficanti di tecnologia militare.
Il magistrato che conduce le indagini convoca per la prima volta la moglie di Davide Cervia, Marisa Gentile, dopo sei mesi esatti dalla scomparsa del tecnico. Il sostituto procuratore Romano Miola, che segue il caso, l'attende nella sua stanza ma non e' solo. Con lui e' il procuratore capo, Vito Giampietro, anzi sara' proprio lui ad interrogarla. Fin da subito il contatto con la procura non e' sereno. Il procuratore chiede a Marisa Gentile di rispondere alle domande con un "si'" o con un "no" e ad ogni tentativo della donna di spiegare meglio varie circostanze, viene bruscamente invitata ad attenersi alle richieste o, nella migliore delle ipotesi, interrotta. Il dottor Giampietro contesta ogni episodio riportato dalla moglie del tecnico scomparso.
La giornalista Laura Rosati chiede di essere ricevuta dal sostituto Miola il quale, non conoscendo da subito il motivo della visita, e' molto cordiale. Il cambiamento del suo atteggiamento e' tanto repentino, quanto radicale, non appena viene pronunciato il nome di Davide Cervia. Alzandosi di scatto, terreo in volto, ripete ossessivamente, mentre addirittura volta le spalle all'interlocutrice: "Non posso dire niente, vada via".
Le intimidazioni colpiscono un po' tutti coloro che tentano di scoprire cosa si muova dietro il rapimento di Cervia.
Nonostante l'importanza delle affermazioni di L., l' ex militare che aveva studiato a Taranto con Davide Cervia, gli inquirenti non danno peso alle rivelazioni sulle guerre elettroniche e sulle "gite" che i militari della Marina italiana compiono per pubblicizzare nel mondo il sistema d'arma su cui e' specializzato Davide.
Si scopre che L., dopo essersi congedato dalla Marina per un incidente, viene avvicinato da sconosciuto che gli propongono di tornare al suo vecchio lavoro in cambio di soldi. Non accetta. Viene minacciato. L'impianto elettrico della sua auto prende fuoco (come era accaduto a Davide Cervia). Riceve una telefonata: "Hai visto? Puo' essere la macchina, puo' essere qualsiasi cosa." L. racconta agli inquirenti di conoscere la situazione di altri tecnici specializzati in guerra elettronica minacciati da sconosciuti, ma il titolare dell'inchiesta non gli chiede nemmeno di chi si tratta. Riceve altri avvertimenti nell'ottobre 1990, poco dopo il rapimento di Cervia. L. vive ancora oggi nascosto. Nessuno lo protegge.
Gli inquirenti prestano invece ascolto ad un certo Giuseppe Carbone, di Taranto, che sostiene di avere elementi che confermerebbero l'allontanamento volontario. Spunta fuori il 22 gennaio 1991. Carbone e' la persona giusta al momento giusto. Con la sua versione tutto torna per chi crede alla tesi dell'allontanamento volontario. Nessun intrigo internazionale, nessun rapimento. Ci sono pero' molti dati di fatto che hanno permesso di appurare come Giuseppe Carbone non abbia mai conosciuto Davide Cervia. Eppure non basteranno affinche' gli inquirenti si accorgano della non credibilità' di Carbone. Nessun procedimento per falsa testimonianza pende sul suo capo. Rimane il mistero su chi gli abbia fornito tutte le informazioni su Davide, ma soprattutto come fa a conoscere cosi' bene gli ufficiali che lavorano al ministero della Difesa a settecento chilometri da casa sua. Carbone ha una fedina penale consistente: appropriazione indebita, emissione di assegni a vuoto (un reato commesso due volte), reati amnistiati ma che non dovrebbero sfuggire al vaglio di chi indaga su Cervia.
Quando alla moglie di Cervia arrivano le minacce di morte che investono tutta la sua famiglia, decide, per alcuni giorni, di non mandare i figli a scuola. Due carabinieri vanno piu' volte a scuola per verificare la possibilita' di denunciare Marisa Cervia per mancati obblighi scolastici. La procedura e' anomala perche' spetta ai capi d'istituto segnalare eventuali inadempienze agli obblighiscolastici dei genitori.
Alla trasmissione televisiva "I fatti vostri" Marisa Cervia ha raccontato di aver ricevuto l'offerta di un miliardo per non cercare piu' Davide."
Oggi le cose non sono cambiate: le indagini sono ovviamente chiuse e nessuna verità è stata appurata sul caso Cervia, ma recentemente è uscita una notizia sorprendente, dalla dubbia autenticità, promossa da Metro News:
"Davide Cervia è ancora vivo. Ne è convinta la famiglia, ne sono convinti gli avvocati ed oggi, a far luce su una delle vicende più oscure e inquietanti degli anni ‘90 - quella del misterioso rapimento di un tecnico della marina militare - arriva un libro di Valentino Maimone (“A.A.A. vendesi esperto di guerre elettroniche”). Tra i particolari che affiorano dalle pagine del volume, la ricostruzione delle trattative per la liberazione di Cervia con un presunto collaboratore del Sismi, sfumata il giorno dell’appuntamento. Poi c’è la rivelazione della moglie, che racconta di avere avuto la prova dell’esistenza in vita del marito: «Ho sentito la sua voce al cellulare. Parlava con altre persone di questioni tecniche relative al suo lavoro. Sembrava tranquillo. Ma non sono riuscita a dirgli nulla: non poteva sentirmi». Di Davide Cervia, 28 anni, ex sottufficiale della Marina, si perse ogni traccia il 12 settembre 1990. Testimoni raccontarono di aver assistito al sequestro: ma ad oggi l’unica certezza è quella con cui il Gip di Velletri dispose l’archiviazione del caso: Cervia fu rapito da ignoti, per essere venduto a un Paese straniero a corredo di armamenti che conosceva soltanto lui."
Ad oggi Davide Cervia avrebbe 50 anni, da quasi 20, se ancora vivo, non vedrebbe la sua famiglia e starebbe lavorando per i servizi segreti... davvero difficile da credere, ma non impossibile da sostenere, ciò non toglie che da quel 12 settembre 1990 sparì senza lasciare traccia, per sempre inghiottito nel mistero più buio, nelle pieghe di un Paese che non sempre può concederci la verità.
fonti: -Gianluca Cicinelli, "IL CASO CERVIA: UN GIALLO DI STATO"
- " IL CANNOCCHIALE"
- " METRO NEWS"
09/07/09
AGGIORNAMENTO SUI GLASS TUBES DI MARTE: SONO EFFETTIVAMENTE "TUBI"?
Ammetto di aver peccato di ingenuità. Nell'articolo del 02/07/09 ipotizzavo che quello che si vedeva in un cratere lunare potesse essere un "glass tube" simile a quelli più famosi trovati su Marte. Ora l'ipotesi per quanto suggestiva è piuttosto campata in aria per la totale mancanza di prove scientifiche, se non per una foto poco definita che non costituisce un solido appiglio speculativo, e sebbene a guardarla il sospetto nasca spontaneo mi sono reso conto grazie alla discussione privata con alcuni utenti, che il vero problema non era se quello lunare potesse essere un "glass tube" in stile marziano, ma che secondo la NASA e diversi ricercatori non esiste nessun "tubo" su Marte. Infatti secondo questi ciò che appare come convesso e tondeggiante è in realtà concavo o comunque pianeggiante: in definitiva sarebbero increspature tipo dune di sabbia contenute nei canali cicatriziali della crosta marziana (probabilmente create dal vento) che darebbero l'illusione di tubi o "vermi" per dirla come Arthur C. Clarke. Proprio il famoso scrittore ed altri ricercatori tempo fa chiesero direttamente alla NASA di rispondere in merito a tale (presunta) eccezionale anomalia, e si videro ribattere che ... "Realize one critical fact--these are not "tubes"...the positive relief is an ILLUSION--the area is crossed by concave valleys. The transverse dune trains are emplaced on the valley floors--this is not new, either or Mars or the Earth." ...
In più dal California Institute for Physics & Astrophysic arrivarono queste delucidazioni:
Here's what's going on, to me anyway: First take a look at the synoptic overview image and convince yourself from the lighting of the impact crater that the illumination is coming generally from the left. So what you're looking at is actually a valley, not a "...glass worm..." The bright striations across the feature are actually a series of transverse dunes (I suppose they also qualify as sief dunes) running along the bottom of the valley, more or less perpendicular to its axis. It is interesting that they are so bright, but that could be the effect of both an intrinsically high albedo from a source region different than the valley floor layer, OR just a phase angle effect from a sun facing slope directed more or less toward the camera. Note that a lot of other terrain irregularities from the upper plateau surface also exhibit a bright backscattering effect. This kind of dune train aligned along a valley axis has been seen before (I think even from Viking data) but definitely has been seen before in MGS data. Very interesting, but more from the point of view of people who worry about eolian transport and markings on Mars as indicators of paleo wind regimes...when you have dunes collecting like this, it means that the underlying surface has been fairly swept clean of loose material and that the interdune areas are sand or dust free...with the material piling up in dunes due to interactions between the terrain and the atmospheric boundary layer...the more-or-less constant spacing is an aerodynamic resonance effect (kind of like hydrodynamic standing waves) and is common in terrestrial deserts. Nevertheless, a very interesting and evocative pictures...but not really any more than that.
Dr. Bernard Haisch
California Institute for Physics & Astrophysics
366 Cambridge Ave. Palo Alto, CA 94306
Director, California Institute for Physics & Astrophysic(CIPA)
Scientific Editor, The Astrophysical Journal
phone: 650-327-6284 ext. 205, fax: 650-327-6294
1) il vento necessario a creare queste dune non dovrebbe sussistere sul suolo marziano dove l'atmosfera è circa l'1% di quella terrestre, quindi un nostro uragano là è una brezza leggera.
2) il vento dovrebbe essere costante ed unidirezionale per mantenerle perfettamente integre.
3) la riflessione della luce e la colorazione del materiale che li compongono risultano completamente diverse dal terreno del contesto in cui sono inseriti, quindi se fossero il risultato del vento dovrebbero esserci delle corrispondenze.
4) se fossero canalizzazioni ventose ci dovrebbero essere delle grandi aperture ad "imbuto" in cui il vento dovrebbe accumulare potenza incanalandosi, ma così non è.
5) le striscie bianche sono perpendicolari al terreno. anche quando esso curva le striscie curvano senza che mai si presentino degli accumuli di sabbia come invece dovrebbe succedere se fossero superfici concave e di sabbia.
6) in diverse crepe in cui compare il fenomeno si può notare come nello stesso canale si presentino più "tubi"su diversi piani, come se scorressero gli uni sopra gli altri, fenomeno inpossibile da spiegare con dune a "gradini" paralleli ai bordi.
7) le striscie bianche perpendicolari sono chiaramente unite alle loro estremità da un bordo distinto che corre parallelamente al terreno. L'ipotesi "dune" non può spiegare in neesun modo tale costante caratteristica.
8) è talvolta visibile come si possano intravedere le striscie bianche perpendicolari spuntare da sotto strati di terreno eroso o crollato. L'ipotesi "dune" non può spiegare questo fenomeno.
9) si può notare come la consistenza del materiale e soprattutto la sua speculare riflessione della luce lo facciano assomigliare ad una sostanza vetrosa o simile alla plastica, specialmente in punti in cui un ostacolo del terreno crea una "bolla" del materiale componente dei "tubi" che mostra chiaramente un riflesso di luce tipico, inspiegabile con la teoria della sabbia.
8) questi oggetti formano talvolta un ombra che risulta compatibile con la teoria dei tubi, ma mai con la teoria delle "dune".
Capisco che bisogna avere coraggio per propendere verso la teoria di tubi, contraddicendo la NASA e tanti eminenti scienziati, ma andando a fondo nell'analisi di tale fenomeno la teoria delle dune fa' in fretta a sgretolarsi. Non è possibile esserne certi, bisognerebbe andare lì a controllare di persona, ma sono abbastanza convinto che siano grossi lunghissimi "tubi" di materiale traslucido che corrono su e giù, dentro e fuori per tutta la superficie del pianeta rosso. Ulteriori speculazioni sarebbero azzardate se si vuole mantenere una certa serietà, ciò non toglie meraviglia a questa bizzarra manifestazione, trovata dall'uomo a migliaia e migliaia di chilometri, su un pianeta alieno.
02/07/09
SULLA LUNA GLI STESSI TUBI DI MARTE?
tubi marte
cratere luna
Chiunque abbia un po' di spirito critico sa che sulla Luna avvengono cose assai strane, alcune davvero misteriose, come i noti TLP (Transient Lunar Phenomena) che da alcuni secoli turbano profondamente le menti scettiche degli scienziati che studiano il nostro satellite. Solitamente essi preferiscono ignorare la cosa e quando costretti a parlarne minimizzano il fenomeno farfugliando possibili assurdità scientifiche: ciò non toglie che la lista dei TLP testimoniati da scienziati di tutto il mondo, è imbarazzante per quanto nutrita ed inquietante. Guardando l' ingrandimento di una foto proveniente dal satellite/missione Clementine ho notato questo cratere lunare, che sembra al suo interno mostrare chiaramente lo stesso tipo di fenomeno riscontrato sul pianeta rosso, chiamato appunto "i tubi di vetro di Marte" (Mars Glass Tubes). Questo cratere si trova approssimativamente in un area a 37° latitudine sud, 193° longitudine ovest, 167° longitudine est, della sezione 29 della Carta Atlante Lunare Antonin Rukl. In esso era già stata notata una serie di anomalie ma che io sappia nessuno aveva mai notato la cosa. Aspetto la smentita di chiunque abbia facoltà di farlo, e qualsiasi osservazione in merito ai tubi verrà pubblicata, se ragionevole. In caso contrario sembra proprio che chi ha costruito i famosi tubi di vetro su Marte li abbia fatti anche sulla Luna, ma chi e cosa siano queste bizzarrie resta ancora un mistero.